Cina, libero il dissidente Liu Xiaobo. Il premio Nobel è malato

Il prigioniero politico più famoso del Paese ha un cancro: scarcerato dopo otto anni
di detenzione. Aveva scritto il manifesto «Charta 08», invocando democrazia

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Il manifesto

Liu, 61 anni, il prigioniero politico più famoso della Cina, combattente per i diritti umani e la democrazia, era stato condannato a 11 anni di prigione nel 2009 per «attività dirette al sovvertimento dell’ordine»: la sua colpa, aver ideato e sottoscritto il manifesto «Charta 08». In quel documento Liu, critico letterario, scrittore e docente di letteratura, si era esposto proprio nell’anno delle Olimpiadi di Pechino, il 2008, grande show del governo comunista cinese, invocando democrazia. Lo avevano arrestato nel dicembre e processato un anno dopo.

La sedia vuota

Nel 2010 gli era stato attribuito il Nobel per la Pace e la sua sedia, alla consegna del premio, era rimasta tristemente vuota a testimonianza di un’ingiusta carcerazione. La motivazione del Nobel diceva tra l’altro: «Per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina».

L’ospedale

C’è incertezza nelle dichiarazioni degli avvocati che ancora seguono il caso di Liu (alcuni sono stati a loro volta perseguitati): uno afferma che è stato liberato, un altro solo che l’hanno trasferito in ospedale. Il ministero degli Esteri di Pechino ieri sosteneva di «non avere alcuna informazione», il carcere non ha risposto a numerose telefonate, il centralino dell’ospedale ripete che il nome non è nell’elenco dei pazienti.

Il ritorno dagli Usa

Nel 1989 Liu Xiaobo era negli Stati Uniti dove insegnava alla Columbia University di New York, ma tornò a Pechino per la protesta della Tienanmen, dove parlò agli studenti, li implorò alla fine di ritirarsi per evitare il massacro. Per quella partecipazione alla protesta democratica venne incarcerato una prima volta per due anni. Poi tre anni di campo di rieducazione, dal ’96 al ’99.

Nel 2008 pubblicò «Charta 08», che si ispirava alla «Charta 77» dei dissidenti cecoslovacchi durante l’era sovietica: chiedeva aperture democratiche, non la fine del governo. Bastò per la dura condanna a 11 anni.

La moglie poetessa

Il sistema giudiziario cinese, controllato dal Partito-Stato, ha punito anche la famiglia del Nobel. La moglie Liu Xia, poetessa, è agli arresti domiciliari a Pechino dal 2010 senza alcuna imputazione. È caduta in depressione ed è malata di cuore, ma non vuole farsi curare perché ha paura dei medici statali.

Un paio di anni fa Liu Xia ha fatto arrivare a New York un video in cui leggeva due poesie: «È un albero?/ Sono io, sola/ È un albero in inverno?/ È sempre così, tutto l’anno…». «C’è qualcuno con te?/ Ci sono degli uccelli/ Non li vedo/ Ascolta il battito delle loro ali/ Non sarebbe bello disegnare degli uccelli sui rami?/ Sono troppo vecchia per vedere, cieca».

 Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino Corriere delle Sera 26 giugno 2017