Guerra dell’acqua fra Cina e India

CON LA COSTRUZIONE DI CENTINAIA DI DIGHE, È PARTITA LA CORSA PER SFRUTTARE IL POTENZIALE IDROELETTRICO DEL BRAHMAPUTRA, IL FIUME CHE NASCE DALL’HIMALAYA. E ATTRAVERSA UN CONFINE CONTESO FRA DELHI E PECHINO, AL CENTRO DELL’ULTIMA GUERRA FRA LE DUE NAZIONI. SI TEME CHE LO SFRUTTAMENTO DEL LUNGO CORSO D’ACQUA POSSA ACCENTUARE LE RIVALITÀ SUL TIBET

 

Lo Yarlung-Tsangpo-Brahmaputra, uno dei più grandi e potenti sistemi fluviali del mondo, è anche fra i meno sviluppati e sfruttati a fini energetici. Nasce nei ghiacciai dell’Himalaya e attraversa tortuosamente il Tibet, l’India nord-orientale, il Buthan e il Bangladesh. Via via che il fiume e i suoi affluenti scendono dalle montagne più alte del mondo verso le coltivazioni di tè nelle pianure dell’Assam, accumulano una formidabile quantità di energia. Benché la potenza del Brahmaputra sia rimasta in gran parte inutilizzata, non è certo ignorata.

Negli ultimi due decenni sia la Cina che l’India hanno cominciato a costruire dighe lungo il suo corso. La Cina ne ha già costruite nella parte tibetana del fiume e dei suoi affluenti, e altri progetti sono in via di realizzazione. Il governo centrale di New Delhi ha approvato la costruzione di oltre 100 nuove dighe lungo i suoi segmenti del fiume, in parte con l’obiettivo di precostituire dei diritti prioritari, e di contrastare le ambizioni cinesi sulle risorse idriche.

Mentre le due più grandi nazioni del pianeta accelerano nella corsa allo sviluppo del potenziale idroelettrico del fiume, nell’assenza di accordi sulle risorse idriche, sono emersi timori su un’imminente guerra dell’acqua fra le superpotenze asiatiche.

La campata record. Quella principale è tra le più lunghe al mondo. Il ponte è lungo circa 525 metri 

Il Brahmaputra attraversa la Linea McMahon: è uno dei confini contesi fra Cina e India, separa lo Stato dell’Arunachal Pradesh dal Tibet, e fu al centro dell’ultima guerra tra le due nazioni nel 1962. Perciò molti temono che gli sforzi per sviluppare l’energia idroelettrica lungo il corso del Brahmaputra accentueranno le antiche rivalità fra Cina e India sul Tibet, a cui si aggiungono le più recenti tensioni geopolitiche create dall’espansione dell’influenza cinese nell’area. L’elezione di Narendra Modi, 14esimo premier indiano dal maggio 2014, all’inizio sembrò preludere a un miglioramento nelle relazioni bilaterali con Pechino. Invece da allora i rapporti hanno avuto alti e bassi e una soluzione delle controversie di confine non si è affatto avvicinata. Truppe cinesi e indiane si sono affrontate nel Bhutan durante la costruzione di una strada sull’altopiano del Doklam, alimentando i timori su un’escalation militare nella regione.

(Infografiche animate a cura di Gedi Visual)
I conflitti di frontiera lungo la Linea McMahon rimangono il principale ostacolo per qualsiasi intesa bilaterale o trattato sul Brahmaputra, perché hanno trasformato il fiume in un tema di difesa e sicurezza nazionale. Malgrado tutto, Cina e India sono impegnate in una fragile collaborazione sulla previsione delle inondazioni lungo il bacino fluviale. Grazie al Memorandum of Understanding firmato nel 2002 e aggiornato nel 2013, la Indian Central Water Commission riceve dati idrologici dalle autorità cinesi due volte al mese dal 15 maggio al primo ottobre. Queste informazioni vengono diramate a diverse agenzie nell’India nord-orientale per aiutare la prevenzione delle alluvioni nella stagione monsonica. Pur in assenza di trattati internazionali che obblighino a un governo concertato della risorsa idrica, il Brahmaputra Dialogue lanciato nel 2013 è un tentativo di promuovere una diplomazia transnazionale dell’acqua. Cominciò come un forum bilaterale tra India e Bangladesh, con il sostegno della Banca Mondiale, poi si è evoluto fino a includere Cina e Bhutan. Il Brahmaputra Dialogue non ha alcun potere per risolvere le contese e arbitrare i conflitti tra nazioni sulle risorse dei fiumi e il suo successo dipende dalla stabilità delle relazioni politiche nella regione. Però è la prima piattaforma con competenze sul Brahmaputra che è riuscita a coinvolgere la Cina. I suoi promotori sperano che col tempo possa sfociare nella creazione di un organismo transnazionale di gestione del fiume, sul modello della Commissione per il Mekong. Sostengono che la piattaforma ha cominciato a costruire fiducia tra i membri e ha moltiplicato le interazioni positive tra Cina e India sul sistema fluviale.

Brahmaputra (foto: David Talukdar/Afp via Getty Images) 

La cooperazione fra New Delhi e Pechino sullo Yarlung-Tsangpo-Brahmaputra diventa ancora più essenziale per l’impatto del cambiamento climatico nella regione. La ritirata dei ghiacciai dell’Himalaya, insieme all’aumento di precipitazioni estreme nella stagione dei monsoni, accentueranno le inondazioni che colpiscono le popolazioni lungo il bacino fluviale, soprattutto nell’India nord-orientale e in Bangladesh. Le costruzioni di dighe cinesi e indiane, se coordinate, potrebbero regolare il corso del fiume e degli affluenti in modo da ridurre la violenza delle alluvioni e il suo impatto su milioni di persone. Tuttavia il corso dei fiumi Yarlung-Tsangpo-Brahmaputra è inestricabilmente legato ai più vasti conflitti geopolitici tra le due nazioni, in particolare sull’indipendenza del Tibet. Per approdare a una significativa cooperazione tra Cina e India sulla governancecondivisa del Brahmaputra, bisognerà raggiungere una soluzione su quei conflitti antichi. Eventi geopolitici come la successione del Dalai Lama potrebbero precipitare nuovi sviluppi nelle relazioni bilaterali e la “idro-politica”.
LA MAPPA INTERATTIVA  Le guerra dell’acqua tra India e Cina
Intanto è probabile che ambedue le potenze continueranno a perseguire le loro idro-ambizioni lungo il Brahmaputra, senza cercare di sviluppare una visione comune sul ruolo del fiume, e così danneggiando le comunità più vulnerabili in tutta l’area.