Il compleanno del Dalai Lama. la Cina e la speranza

Oggi 6 luglio il Dalai Lama compie 86 anni. E’ in buona salute e se non gira il mondo come una volta questo dipende dalla pandemia più che dalla sua energia. Ho avuto il privilegio di incontrarlo molte volte e di averlo accompagnato nelle sue quattro visite in Trentino, e se ho imparato una cosa da lui è che non si deve mai perdere la speranza.

Per cui ogni volta che guardando il mondo sono propenso a smarrirla penso a lui che da 60 anni è esule dal Tibet e non per questo i tibetani hanno Messaggio 86 Compleanno smesso di riconoscere in lui la guida spirituale e politica.

Eppure ci sono tante ragioni per non essere ottimisti.

Il problema del Tibet oggi è il presente che compromette un futuro che un territorio e la sua cultura, così preziose per il pianeta, hanno tracciato in millenni di storia.

L’occupazione militare cinese non ha solo represso i tibetani e costretto il Dalai Lama all’esilio,ma ha trasformato il Tibet rendendo i tibetani una minoranza senza diritti nella loro terra e sconvolgendo l’ambiente, con uno sviluppo senza limiti che ne ha compromesso l’equilibrio e spogliato di risorse e del patrimonio storico.

Quando il mondo si è accorto della privazione delle libertà e dei diritti dei tibetani, con le Olimpiadi di Pechino, si è accesa una fiammella di speranza ben presto spenta dalla brutale repressione cinese e dalla crescente indifferenza globale per il rispetto dei diritti umani.

Si pensava che l’attenzione mondiale e l’interscambio economico portassero ad un maggior rispetto dei diritti delle minoranze e invece la Cina, forte della sua enorme crescita, non solo ha continuato a sottrarsi alle regole internazionali in materia di economia e di diritto, ma ha rilanciato la sua ambizione di potenza globale penetrando nelle economie di tutto il mondo e rafforzando il controllo autoritario del partito comunista su tutto e su tutti.

Chi sperava che l’interscambio globale rafforzasse la democrazia e il rispetto dei diritti umani in Cina si è dovuto ricredere, visto che lo sviluppo della classe media cinese ha favorito la crescente potenza economica ma non ha certo impedito l’aggressione verso Taiwan , la normalizzazione di Hong Kong e i campi di lavoro forzato e di rieducazione destinati agli uiguri, ai tibetani e a tutte le minoranze dissidenti.

Il premier cinese ha celebrato i successi del Partito Comunista, minacciando tutti quelli che oseranno resistere al nazionalismo cinese e continuando a far pagare dazio ai paesi che osano parlare dei diritti umani di chi lavora in Cina per produrre le merci che il mondo importa.

Biden è venuto in Europa non tanto per parlare di diritti umani, ma per far presente che l’espansionismo cinese compromette non solo il ruolo di potenza americana, ma anche le alleanze occidentali e il futuro dell’Europa e obbligando Draghi a rivedere certe scelte sconsiderate che i governi italiani avevano fatto, dalla via della seta al 5G.

Proprio in questi giorni si è inaugurata la ferrovia Islamabad-Instambul via Iran, 6500 km che ridurranno da 45 a 12 giorni i tempi di trasporto delle merci cinesi e che costituisce una seria ipoteca sullo sviluppo economico di Iran, Pakistan, Turchia. Per non parlare dell’Africa o del sud est asiatico che dipende ormai dagli investimenti cinesi.

La distrazione mondiale, frutto di una arroganza retaggio del vecchio colonialismo, ha portato quindi la Cina ad un crescente ruolo nello sviluppo economico e tecnologico ma anche delle politiche di controllo e sorveglianza, lasciando nel dimenticatoio ogni tema legato ai diritti umani.

L’Europa potrebbe svolgere un ruolo importante per un riequilibrio, senza rimanere schiacciata dallo scontro tra USA e Cina, e c’è da sperare che lo faccia.

Ma allora dove sta la speranza che il Dalai Lama si ostina a coltivare, se il mondo va in direzione opposta?

Sta nella certezza che il mondo se continuerà su questa strada di crescita senza limiti non avrà futuro e ciò che oggi sembra impossibile:la pace, le libertà, i diritti umani, il superamento delle povertà e delle disuguaglianze, torneranno ad essere valori che la distrazione dei consumi e l’abbaglio digitale non riusciranno a cancellare.

Il Dalai Lama resiste con la sua nonviolenza e con la ricerca del dialogo, testimonianza di una religione che rimane spiritualità e compassione e non potere temporale e volontà di dominio. Ha scelto di rinunciare all’indipendenza per il suo popolo , consapevole che i confini e le nazioni non sono la risposta ai problemi globali, preferendo la richiesta di Autonomia. Quella Autonomia che il Dalai Lama ha voluto conoscere e che noi,anche se con scarsa consapevolezza, abbiamo.

E allora nell’augurare lunga vita al Dalai Lama voglio sperare che anche il Trentino coltivi la speranza che sua santità rappresenta per tutto il mondo.

Roberto Pinter, Trentino For Tibet 6 luglio 2021