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La pubblicazione di un’intervista con Sua Santità il Dalai Lama su un giornale tedesco ha portato alla pubblicazione di alcuni titoli sensazionali a seguito di una sua risposta a una domanda riguardante la “crisi” dei rifugiati in Europa.
Questa rappresentazione, incentrata su un supposto pericolo di “dominio Arabo” e su un’Europa che “accoglie troppi rifugiati”, che sarebbe stato evocato dal Dalai Lama, è profondamente distante dall’approccio compassionevole che il leader tibetano ha da sempre mostrato e dalla prospettiva a lungo termine che ha sempre cercato di offrire, essendo lui stesso un rifugiato da più di mezzo secolo.
Il Premio Nobel per la pace lavora da decenni per il dialogo inter-religioso, la tolleranza e ha da sempre respinto il concetto dello “scontro tra le civiltà” con il mondo musulmano, definendolo “falso e pericoloso”. È poi ridicolo, e completamente fuori contesto, scrivere che il Dalai Lama abbia seriamente affermato che la Germania rischia di diventare “araba” a causa dell’arrivo dei rifugiati.
Nel corso degli anni, i conflitti armati in tutto il mondo hanno costretto alla fuga dalle proprie case oltre 60 milioni di persone, molte delle quali, come il Dalai Lama, hanno poche speranze di poter tornare a casa. I dati dell’Alto commissario Onu per i rifugiati ci dicono che il numero di rifugiati e di sfollati ha oggi raggiunto il suo massimo picco dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il Dalai Lama ha da decenni chiesto alla comunità internazionale sia di dare assistenza a coloro che si trovano in una situazione di bisogno e di pericolo imminente, che di lavorare per dare soluzione ai conflitti armati e ai disastri provocati dall’uomo, che sono le vere cause delle crisi umanitarie.
Mentre continua a esprimere apprezzamento per i paesi che agiscono con responsabilità nei confronti dei rifugiati, come ad esempio la Germania, il Dalai Lama non si sottrae dal ricordare che le uniche soluzioni a lungo termine a queste crisi possono venire solo dalla risoluzione dei conflitti che costringono le persone a fuggire dalla loro patria; e continua a ricordare che ciascuno di noi deve fare ciò che può per ristabilire la pace nelle terre da dove i rifugiati scappano.
Ogni rifugiato sogna il giorno in cui possa tornare nella propria terra senza essere in pericolo. Aiutare a raggiungere questo obiettivo è la responsabilità principale della comunità internazionale e delle nazioni responsabili.
Riconoscere questa realtà non significa in alcun modo accettare l’idea che i rifugiati non debbano essere accolti in Europa.
Il termine Tibetano che definisce la compassione, ‘nying-je’, significa amore, affetto, ospitalità. Ma ancora più importante è il fatto che denota un sentimento di connessione con gli altri.
Come il Dalai Lama ebbe a dire a The Big Issue, un giornale distribuito ai senzatetto: “Essendo io stesso un rifugiato, sento una connessione naturale con coloro che fuggono dalla Siria e da altri luoghi a causa delle crisi che stanno ingoiando quei paesi.”