Il Dalai Lama difende i Rohingya:«Buddha li avrebbe aiutati»

Birmania

La guida spirituale dei tibetani si schiera con la minoranza musulmana perseguitata in Birmania. Su Change.Org la petizione per togliere il nobel ad Aung San Suu Kyi raccoglie 400mila firme

«Buddha avrebbe sicuramente aiutato i rohingya». Il Dalai Lama interviene sulla tragedia in corso nello Stato di Rakhine, in Birmania dove centinaia di migliaia di musulmani fuggono verso il Bangladesh. La guida spirituale dei tibetani in esilio era ieri a Londonderry, in Irlanda del Nord, per le celebrazioni del 20/o anniversario della organizzazione umanitaria Children in Crossfire ha voluto parlare in favore del milione di persone di origine bengalese da anni senza cittadinanza, per lo più confinate in campi-ghetto, senza accesso a lavoro, scuola e sanità, nella regione più povera della Birmania, il Rakhine. «Quella gente – ha osservato rispondendo alla domanda di un giornalista – che in qualche modo sta attaccando alcuni musulmani, ecco dovrebbe ricordare che Buddha, in simili circostanze avrebbe senza alcun dubbio aiutato quei poveri musulmani». «Io la vedo così – ha concluso – e per questo provo tanta, tanta tristezza».

Benché seguano la stessa religione tibetani e birmani hanno tradizioni diverse e questi ultimi non riconoscono il Dalai Lama come loro leader spirituale.

Intanto, dopo il successo su twitter dell’hashtag #TakeNobelBackFromSuuKyi, almeno 400mila persone hanno firmato su Change.Org la petizione per togliere il premio nobel alla leader birmana Aung San Suu Kyi: «Non ha fatto nulla per fermare questo crimine contro l’umanità» si legge nella petizione. Suu Kyi aveva ottenuto il nobel nel 1991 quando era agli arresti domiciliari per decisione della giunta militare birmana. Fu rilasciata solo nel 2010. Il passaggio dal regime militare a un sistema democratico ha portato Suu Kyi al trionfo elettorale nel 2015, con l’86% dei voti. Sulla carta «super-consigliera», di fatto guida il Paese, in coabitazione con i generali.