Il Dalai Lama in Italia. Una riflessione.

L’ottimismo del Dalai Lama.

 

Il Dalai Lama ha incontrato giovedì 20 ottobre i giovani studenti a Milano. La conferenza riguardava “Etica e consapevolezza” ma naturalmente è stata l’occasione per rispondere alle domande del pubblico che spaziavano dalla guerra, al futuro del pianeta, dal Tibet all’Europa, dalle religioni alle paure per il futuro e soprattutto la domanda era “cosa possiamo fare per migliorare la nostra vita?”.
Il Dalai Lama con il suo sorriso ha spiazzato chi si aspettava insegnamenti e il rigore di una autorità spirituale e ha parlato con semplicità direttamente al cuore di ciascuno.
Ha richiamato ciascuno alla propria responsabilità senza indicare facili o illusorie soluzioni, e lo ha fatto per le religioni come per le nazioni, per le donne e gli uomini come per i giovani.
Al Dalai Lama è permesso dire che è inutile chiedere a Dio ciò che compete all’uomo. Se i problemi sono creati dall’uomo chi altro li dovrebbe risolvere? A che serve pregare un Dio chiedendogli quello che ciascuno dovrebbe fare?
In nome delle religioni non si possono combattere delle guerre, ma ogni religione ha qualcosa che riguarda l’amore e non sono allora le religioni il problema. Ma l’etica deve essere un bisogno che prescinde dalle religioni stesse, il Dalai Lama ha parlato del confronto con esponenti religiosi, del mondo scientifico e di quello della cultura e della politica per costruire un’idea di un’etica che sia condivisa dall’umanità a prescindere che uno abbia o meno un credo religioso. Un’etica che parta dal superamento della divisione tra l’Io e gli altri che è alla base di ogni conflitto e che si ponga come comune impegno quello di salvare l’ambiente e trasformare il pianeta in un’unica Comunità.
Ogni cultura, a partire da quella tibetana oggi a rischio di cancellazione, va salvaguardata, ogni sensibilità rispettata ma non per contrapporle, non per ribadire supremazie ma per arricchire ciascuno nel confronto con gli altri.
Il Dalai Lama non propone il Buddismo come una soluzione, e nemmeno propone l’indipendenza come soluzione per il Tibet, perché non abbiamo bisogno di confini ma di comune libertà.
Solo il Dalai Lama riesce ad essere ottimista rispetto alle guerre e alla violenza che lacera il mondo. Ha parlato dell’Europa come una cosa impensabile dopo le due guerre mondiali eppure è stata costruita anche se siamo a metà del percorso. Ha parlato della durezza con la quale il governo cinese respinge il dialogo, ma riesce sempre a vedere un motivo di speranza nel fatto che ci sono anche cinesi che si rivolgono a lui come guida spirituale. Quando dice che i cinesi hanno bisogno dei tibetani non è esattamente quello che vediamo nelle manifestazioni contro di lui organizzate dalle comunità cinesi ma chiede di guardare oltre e in profondità. La ricerca della felicità ci dice è una cosa che riguarda tutti e non c’è felicità nell’odio, nella guerra e nemmeno nel possesso e nell’accumulazione.
Il Comune di Milano ha conferito al Dalai Lama la cittadinanza onoraria ma lui sembrava dirci che è più interessato ad essere cittadino vero, di poter esserlo nel suo Tibet e di poter essere cittadino del mondo.
Gli studenti che hanno accolto il suo messaggio sono stati colpiti dalla serenità di una persona che pur portando su di se la sofferenza di un popolo riesce a sorridere ai potenti del mondo e a preoccuparsi che il suo traduttore abbia un bicchiere d’acqua o che ognuno possa sedersi.
Non c’è sofferenza del corpo che non possa essere affrontata con la forza e la serenità dell’animo, ma non c’è benessere del corpo che possa compensare la sofferenza dell’animo. E non c’è contemplazione e amore che abbia senso se non è universale. Perché bisogna essere consapevoli, bisogna analizzare bene ogni cosa, e ci vuole molto impegno e fatica, non certo i facili percorsi della modernità, se si vuole avere poi la forza di non rimanerne schiacciati. Per questo il Dalai Lama insiste con l’educazione e la necessità di cambiare l’istruzione perché è nei bambini che abbiamo il futuro e la possibilità che sia migliore per tutti.
Sono convinto che chi esce più arricchito dagli incontri con il Dalai Lama sono proprio i giovani perché non entrano nei palazzetti sperando di avere qualche illuminazione o chiedendo consigli per trovare la serenità, entrano senza aspettative e proprio per questo escono con qualche domanda in più sulla loro vita e sul futuro del mondo. Ed escono con un po’ più di consapevolezza rispetto a quanto possono e debbono fare. Perché solo se ci convinciamo che il futuro non compete solo ai potenti e che dipende anche da ciascuno di noi potremo accantonare disperazione e depressione e condividere l’ottimismo del Dalai Lama.

Roberto Pinter
(Trentino For Tibet)