Cina-Tibet: Qinghai, si oppongono alla pesca nel lago sacro, alcuni tibetani arrestati e interrogati

Le autorità cinesi sono accusate di tutelare i pescatori e vessare gli attivisti locali. Nelle vicinanze del bacino vi sono molti monasteri e per tradizione i tibetani non mangiano pesce. Il governo centrale ha dichiarato che l’area è zona turistica ed il pesce una specie protetta. L’aumento dei migranti di etnia Han dietro le sempre più frequenti violazioni.

Le autorità cinesi detengono e sottopongono ad interrogatorio gli attivisti tibetani che contrastano la pesca di frodo nel Lago Qinghai. Il bacino d’acqua è situato nell’omonima provincia, che si estende nella parte nord-orientale dell’Altopiano del Tibet. Fonti locali riportano che gli arresti sono motivati da accuse di intromissione nelle competenze governative per l’applicazione ed il rispetto della legge.

Radio Free Asia (Rfa) cita un residente della zona, secondo cui i pescatori cinesi sorpresi a pescare nel lago sono spesso rilasciati, dopo aver denunciato i tibetani che sequestrano loro reti ed attrezzature da pesca. “Quando invece sono questi ultimi a sequestrare e consegnare le reti da pesca alla polizia, questo si traduce in dispute con i pescatori”, dichiara la fonte.

Il governo centrale cinese ha dichiarato “zona turistica” l’area del Lago Qinghai (in mongolo Koko Nor, mare verde) e “specie protetta” il pesce del bacino. Pechino ha promesso che chiunque vi pratichi la pesca sarà punito secondo la legge. “Ma dal momento che i pescatori hanno buoni rapporti con la polizia locale – prosegue la fonte di Rfa – vengono liberati con velocità, mentre i tibetani sono trattenuti per gli interrogatori. Alcuni attivisti locali sono stati trattenuti per diversi giorni con l’accusa di cattivo comportamento, anche se la maggior parte di loro viene rilasciata dopo alcune ore”. Di recente, un attivista è stato trattenuto per quattro giorni. Le autorità gli hanno chiesto se lui e il suo gruppo avessero inviato foto o filmati fuori del Paese e se fossero agli ordini di “forze esterne”.

Squadre di volontari, appartenenti alle comunità tibetane che vivono sulle rive del lago, lavorano giorno e notte per bloccare la pesca illegale. I tibetani sono contrari a tale attività per via delle loro convinzioni religiose, perché considerano il Lago Qinghai un luogo sacro. Nelle vicinanze del bacino vi sono molti monasteri e per tradizione i tibetani non mangiano pesce. Negli ultimi anni, gli incidenti legati alla pesca illegale nel Lago Qinghai sono aumentati in modo notevole. Secondo gli esperti, da un lato i tibetani hanno intensificato le attività di monitoraggio; dall’altro, una sempre maggiore presenza di migranti cinesi Han nella zona ha provocato un deciso aumento nelle violazioni delle direttive sulla tutela del vulnerabile ambiente del Tibet.

Fonte: Asianews,29/01/2019 (da Laogai.it)