Finalmente libera. La vedova di Xiaobo lascia la Cina per Berlino

L’artista e poetessa Liu Xia era ai domiciliari da otto anni, senza che le fosse formulata alcuna accusa. Venerdì il primo anniversario della morte del Nobel

REUTERS
Il dissidente cinese Liu Xiaobo insieme a sua moglie Liu Xia

Liu Xia, vedova del premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, ha lasciato in mattinata la Cina diretta a Berlino, secondo quanto riferito all’Ansa da fonti vicine al dossier e secondo quanto riportato dai media internazionali. Il via libera alla partenza accordato dalle autorità di Pechino ha chiuso il periodo di otto anni di arresti domiciliari senza che le fosse formulata alcuna accusa.

La poetessa era agli arresti domiciliari dal 2010, quando il marito aveva vinto il Nobel. Ieri il premier cinese Li Keqiang, in visita in Germania, aveva incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel. Venerdì ricorre il primo anniversario della morte di Liu Xiaobo, ucciso da un cancro al fegato.

Liu Xia partita alle 11 del mattino, (le 5 in Italia), diretta a Berlino, a bordo di un volo della compagnia di bandiera finlandese, Finnair, secondo quanto riportano la Bbc in cinese e il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post, che lo scorso anno fu il primo a rivelare la notizia della malattia in fase terminale del premio Nobel per la Pace 2010, scomparso mentre era ancora formalmente agli arresti.

Liu Xia era stata sottoposta ad arresti domiciliari pochi giorni dopo la notizia del conferimento del premio Nobel per la Pace al marito, l’attivista democratico autore del manifesto Charta 08 per i diritti in Cina. Artista e poetessa, negli ultimi mesi, dopo la morte del marito, Liu Xia aveva sofferto di problemi di salute mentale, secondo quanto riferito da amici e persone a lei vicine. Liu Xiaobo era scomparso lo scorso anno proprio in questi giorni, il 13 luglio 2017, a 61 anni, dopo il ricovero ospedaliero a Shenyang, nel nord-est della Cina per un tumore al fegato. L’attivista era stato condannato nel 2009 a undici anni di carcere con l’accusa di incitamento alla sovversione del potere dello Stato.

Le condizioni di salute di Liu Xia, in peggioramento sotto il profilo fisico e psichico a causa dell’isolamento e della stretta sorveglianza, hanno di recente spinto gli esperti Onu dei diritti umani a sollecitare la Cina per una rapida soluzione. Il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang, riferendo giovedì che il governo “si stava interessando alle condizioni di salute”, aveva lasciato intendere l’arrivo della svolta dopo che per almeno due volte il rilascio era stato bloccato all’ultimo minuto da Pechino.

“È più facile morire che vivere”, aveva detto Liu Xia a inizio maggio, sfogando la sua disperazione in una telefonata con Liao Yiwu, un amico che vive in Germania e che ne diede conto su sul sito ChinaChange.org, che promuove le battaglie per i diritti civili nel Dragone. Si dichiarò pronta a morire per protesta contro gli arresti domiciliari ai quali fu costretta in assenza di contestazioni formali dal 2010.